Paolucci su ARAP: "La fusione con il Consorzio Chieti-Pescara si arena"
28 gennaio 2025 - 14:27
(ACRA) - “Altro che fusione, per il futuro dell’Azienda regionale delle attività produttive, Marsilio e Magnacca stanno preparando un rilancio creativo, quello attraverso la bancarotta legalizzata, con la creazione della nuova società, Aruap, a cui verranno trasferiti gli asset e i flussi di cassa della vecchia Arap, lasciando a questa i debiti, circa 50 milioni di euro. Un piano già messo nero su bianco sulla proposta di legge pubblicata sull’albo della Regione in autunno, un fine esplicitato dalla recente relazione alla proposta, pronta ora per arrivare in Commissione e in Consiglio con l’intento di fare fallire la vecchia Arap e decollare la nuova Aruap, esponendo economicamente in quello che si prospetta come crack autorizzato, i consiglieri che la voteranno. Un modello senza precedenti in Italia”, l’accusa del capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci sull’operazione di fusione fra l’Arap e il Consorzio Chieti-Pescara. “Un processo di finanza creativa blindato, pensato solo dall’esecutivo e destinato a finire in aula esautorando ancora una volta il ruolo dell’opposizione dall’iter e dal controllo, visto che il disegno di legge è stato messo insieme da chi governa e che nel cda della nuova ARUAP non viene riservata alcuna quota di garanzia in carico né alla minoranza, né tantomento al Consiglio regionale, essendo la nomina dei membri del Cda riservata solo alla Giunta – avverte Paolucci - . In pratica, il personale e tutte le attività positive vengono trasferite alla “new company”, dagli introiti alle commesse, comprese le opere del Masterplan che nel processo, nel migliore dei casi, subiranno ritardi e imprevisti peggio del Monopoli; invece quelle negative, i debiti, restano in capo alla cosiddetta “bad company”, la vecchia Arap, che nonostante fosse in attivo prima che Marsilio e Magnacca decidessero questo bizzarro rilancio, andrebbe fallita. Fase comunque non facile, perché i creditori, nello specifico Inps e altri enti, su chi si rifaranno? Sul liquidatore? Oppure anche sui consiglieri regionali che voteranno per questa soluzione? Quadro gravissimo già solo per questo, che rischia di istituzionalizzare il meccanismo della bancarotta, che già porta enormi responsabilità e pesi in capo ai privati, ma che usata nel pubblico potrebbe divenire un modello adottabile anche da altri enti pubblici che hanno debiti, come Consorzi, Aca per citarne alcuni. In ultimo, altro aspetto singolare, anche se la proposta non diventasse legge, il fatto che a pagare i costi delle manutenzioni immediate saranno comunque le imprese insediate nelle zone industriali dove sono previsti interventi, visto che la Regione non potrà dare fondi, quindi oltre al danno degli appalti iniziati, la beffa dei costi delle manutenzioni. Allo stato attuale si arriva a un importo di 2.708.547,07 di euro, che però la Giunta di centrosinistra aveva coperto con fondi Masterplan. E in tutto questo i nuclei industriali minori, pur pagando canoni per gli insediamenti non hanno alcun intervento previsto. Non possiamo pensare che questo sia il concetto di rilancio che la destra ritiene efficace, per questo invitiamo Marsilio e la Magnacca a ripensarci e a proporre strategie “smart”, ma nel senso dell’innovazione e della modernità, non degli espedienti”. (com/red)